sabato 20 maggio 2017

Giampiero Neri - Via provinciale


Giampiero Neri, Via provinciale, Garzanti 2017

C’è nella fenomenologia poetica di Giampiero Neri  uno stupore che a  poco a poco diviene abbandono, un lasciar-essere che è destinato al proprio enigma e alla propria sparizione. Ciò a cui assiste il lettore è un ritrarsi della parola che sospende la scrittura fino alla sua dissolvenza. Neri, infatti, osserva oppure ricorda, ma presto abbandona, se ne va. Restano sulla pagina i frammenti di una scomparsa.
Con una sintassi semplice, apparentemente innocua, vengono delineati dettagli e momenti di vita che assumono una dimensione ambigua, al limite dell’assurdo, rivelandosi così inquietanti.
 La volontà di comprendere il reale si arresta (e dunque si arrende) di fronte ad una impossibilità e l’approccio fenomenologico o scientifico è destinato a scoprire l’abisso. Da qui nasce la poesia di Giampiero Neri: da questo smarrimento, da questa rinuncia inevitabile che tuttavia non si spegne mai definitivamente e risorge ad ogni nuovo contatto con la realtà. La resa della conoscenza alimenta dunque una poetica dell'interrogazione muta, dell'osservazione minuta e al tempo stesso indifesa. 
Il catalogo, perciò, non può che essere incompiuto perché è proprio la vita che è imprendibile nella sua logica sfuggente, nel suo manifestarsi e nel suo divenire che ammutolisce. La curiosità di Neri incontra sempre il mistero,  un ordine enigmatico,  una trama di relazioni di cui restano solo immagini, particelle o pensieri sospesi nel vuoto.
Non c’è  - non può esserci - una scienza della poesia. La realtà ha in sé segni indecifrabili pur nella loro momentanea nitidezza e non è possibile coglierne la complessità più vasta, nonostante la caparbietà del poeta indagante. L’esattezza della parola poetica risiede paradossalmente in questa consapevolezza e le illuminazioni escludono qui ogni profetica veggenza. Il mondo naturale e il mondo umano hanno verità che sembrano rimandare a un oltre indicibile. Neri pone sotto la sua lente luoghi, animali, persone, mettendone in luce – talvolta con sottile ironia – la loro paradossale unicità, la loro reciproca connaturata estraneità di mondi dentro mondi, prossimi solo in apparenza.
Davanti a tutto questo e davanti alla propria scrittura, che registra in modo minuzioso ciò che inevitabilmente è destinato alla perdita, il poeta è un vinto, sente dentro di sé l’amarezza di una sconfitta profonda che nessuna parola riesce a dire:
“La serata di poesia era ormai alla fine, avevo già guardato l’orologio. Come ogni volta, provavo un senso di inutilità e insieme di inadeguatezza. ‘Sono uno sconfitto’ avevo detto rivolto al pubblico, dopo la lettura, ma non avrei saputo dire perché.”
Mauro Germani